sabato 22 luglio 2017

THE JOSHUA TREE TOUR: UNA TERAPIA AD EFFETTO IMMEDIATO


fonte immagine: pagina facebook ufficiale degli U2
A una settimana dal live all'Olimpico degli U2, data italiana del revival del The Joshua Tree Tour, noi del Musichiere vogliamo raccontarvi di questa esperienza fantastica quanto bizzarra. Sono stato al concerto, ore e ore di fila sotto al sole, con qualche colpo di acqua nebulizzata qua e là. Ci sono arrivato sotto antibiotici in cura da una brutta mononucleosi, e alla fine di questo live report capirete perché.

Chi non porta almeno un brano degli U2 nel cuore? Chi sotto le coperte, chi in viaggio, chi in momenti belli e chi in momenti tristi, è inevitabile. Gli U2 ripropongono il The Joshua Tree Tour del 1987, e appena vengono annunciate le due date italiane allo Stadio Olimpico è partita una caccia al biglietto di dimensioni astrali tanto da fare sold out entrambe le date. The Joshua Tree è un disco classificabile nella storia della musica come uno dei più prorompenti nonché impegnati, ragion per cui nonostante le mie pessime condizioni non ho potuto fare a meno di tenermi caro il biglietto e andare a piazzarmi lì dal mattino. 
Per questa occasione gli U2 hanno reclutato in apertura, o meglio come special guest, Noel Gallagher e i suoi High Flying Birds, tanto per aprire con il botto. E Mr. Noel Gallagher ha fatto un bel colpaccio quella sera del 15 luglio. La scenografia era un qualcosa di colossale con una raffigurazione del Joshua Tree che si ergeva su tutto il resto, una passerella che conduceva a un secondo e più piccolo palco il quale, con un certo spirito di osservazione, poteva essere l'ombra dello stesso Joshua Tree.

Il concerto si apre con un ingresso molto minimalista di Larry che sfila a luci soffuse sulla passerella, si siede alla seconda batteria e attacca con il drumming di Sunday Bloody Sunday. A lui segue The Edge con il riff di chitarra, e Adam e Bono entrano per ultimi incitando la folla che ormai era già un oceano di lacrime. Eseguono un primo mini set di alcuni brani esterni a The Joshua Tree, il cui momento più toccante è stato quando durante il finale di Bad Bono ha intonato Heroes di David Bowie: un'emozione profondissima; segue una Pride più bella del solito.
Alla fine di questo mini set, Bono e compagni si spostano sul palco vero e proprio sulle note di Where The Streets Have No Name. Comincia "l'atto B" (come definito dallo stesso Bono), e finalmente scopriamo a cosa serviva quella scenografia immensa: venivano proiettate immagini e video in prima persona, nel caso di Where The Streets Have No Name una strada che prosegue dritta. Sentirsi protagonisti della scena era inevitabile, e potrei continuare così per ogni brano, ma lo spazio è poco e c'è troppo da raccontare.
Durante Ultra Violet sono state proiettate immagini di donne che nella storia hanno cambiato qualcosa o che semplicemente si sono impegnate a farlo (le femministe, quelle vere), e Bullet the Blue Sky è stato un vero trip. Nel corso del concerto, Bono e compagni ci hanno sbattuti in giro per il mondo con proiezioni spettacolari. Altro tocco di classe, la voce di Luciano Pavarotti che echeggia in Miss Sarajevo: in questo caso sono state proiettate scene di vita quotidiana nei paesi in guerra. Il concerto si è spinto nettamente oltre l'impegno sociale del frontman, e durante brani come With Or Without You, I Still Haven't Found What I'm Looking For, Vertigo e Beautiful Day io ho personalmente chiuso gli occhi e cantato a squarciagola e saltellato con tutti: mi sono lasciato andare allo spirito dionisiaco. L'ultimo successo mondiale della band eseguito è stata la cara vecchia One, uno di quei brani che seppur commerciale, suonato dal vivo fa venire i brividi.

Quale è stato il prezzo da pagare per vedere una delle più grandi band al mondo? Oltre al costo del biglietto, ore di fila nonostante mi reggessi a malapena in piedi: giuro che, uscito dallo stadio, mi sono sentito rinato e con tutte le forze per rifarlo il giorno dopo (se solo ne avessi avuto la possibilità).
Cari lettori, fatto sta che pochi giorni dopo sono andato a rivisitarmi dal medico che mi aveva vietato categoricamente di andare al concerto ed ero completamente guarito. Scegliete la musica dal vivo al posto dei rave party, la musica è magica e terapeutica, e le frequenze della chitarra di The Edge hanno effetti benefici.
Meditate, pace!  

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