DEATH: "INDIVIDUAL THOUGHT PATTERNS" COMPIE 24 ANNI
Difficilmente riesco a trovare termini per definire un gruppo come i Death oltre che "perfetti". La loro tecnica e la loro fantasia sembra quasi superare quelli che sono i limiti compositivi di un qualsiasi gruppo. Dal loro album di debutto Scream Bloody Gore, la maturità del gruppo è andata via via crescendo, raggiungendo il culmine con l'ultimo lavoro intitolato The Sound of Perseverance. La scomparsa prematura del leader Chuck Schuldiner segnò la fine dei Death e creò un terribile vuoto nei cuori dei sui familiari, colleghi e numerosi fan.
Individual Thought Patterns, quinto album del gruppo, venne pubblicato nel giugno del 1993, sotto la Combat Records e affidato alle preziose mani del discografico Scott Burns.
Venendo a conoscenza della collaborazione con Burns si può essere sicuri dell'alta qualità dei suoni e del missaggio, elemento fondamentale nella costruzione di un album.
L'album è devastante e ancora una volta Chuck e soci sono riusciti a sfornare un capolavoro come solo loro sanno fare. Intervalli tra riff pesanti ed aggressivi e parti armoniche memorabili, il tutto condito con assoli magnificamente eseguiti, stacchi chitarristici idilliaci ed il tipico canto gutturale del genio supremo Schuldiner.
L'album parte già in quinta con Overactive Imagination, adrenalina pura sotto forma musicale che mette subito in mostra le abilità dei membri ed il potenziale del disco. Jealousy, uno dei pezzi più belli del disco che può essere definito come un delirio lungo tre minuti e mezzo. Ancora con Trapped in a Corner e The Philosopher, brani maggiormente eseguiti dal vivo e che restano impressi nella mente, assolutamente due pezzi dall'armonia unica (come forse la maggior parte dei pezzi dei Death).
Percepibili sono le raffinate linee di basso di Steve DiGiorgio, uno tra i migliori artisti ancora in circolazione e colui che ha preso parte alla reunion degli ex membri dei Death intitolata Death To All.
La batteria eseguita nell'album è travolgente, perennemente discontinua e contribuisce a creare l'atmosfera ricercata.
Il lavoro delle chitarre di Chuck e Andy LaRocque credo sia il migliore che io abbia mai sentito, e non parlo solo di questo album in particolare. Le chitarre nei vari album dei Death sono il perfetto connubio di distruzione e pace, interi riff violenti seguiti subito dopo da arpeggi in pulito o addirittura in chitarra classica.
Indiscusso lavoro eccellente, da ascoltare dal primo all'ultimo minuto e godere di ogni singola nota. Questi ragazzi sapevano davvero il fatto loro, e lo hanno dimostrato con i loro lasciti, e proprio per questo vanno recuperati tutti, senza esitare.
La copertina di Individual Tought Patterns |