LIVE REPORT: Giovanni Lindo Ferretti in concerto, a cuor contento
foto di ElishC Photography |
Sabato 27 maggio, due soli giorni fa, si è esibita all'Eremo club di Molfetta una figura centrale nella storia della musica del nostro paese: Giovanni Lindo Ferretti, ex-cantante dei CCCP, C.S.I. e P.G.R.
Dopo aver segnato indelebilmente la scena punk/new wave italiana negli anni '80, Ferretti ha continuato nei decenni la sua attività di musicista raggiungendo vette artistiche non indifferenti e sviluppando sempre di più la sua indistinguibile unicità. Il cantore, poeta, paroliere, sciamano o tutto quel che volete Ferretti, si dedica attualmente a girare l'Italia con il suo "A cuor contento tour" riproponendo brani storici di tutti i suoi gruppi passati e rendendo irrilevante la sua età di 63 anni.
Una di queste tappe, per l'appunto, ha riguardato la Puglia. Con lui sul palco dell'Eremo Ezio Bonicelli (violino, chitarra) e Luca Alfonso Rossi (chitarra). Avere aspettative sul come recepirai il concerto non è mai facile se si tratta di una vecchia leggenda vivente: ho atteso il suo ingresso in scena ignaro di cosa aspettarmi di preciso, ancora molto legato alla sua figura di storico frontman dei CCCP e totalmente disinteressato agli aspetti più recenti e tanto dibattuti della sua vita artistica e non. Volevo lasciar spazio all'arte pura, alla semplice musica? Può darsi, ora non ricordo. Ricordo solo che è ciò che ho ricevuto.
Ferretti, dopo decenni di esperienza nel mondo della musica e dopo una maturità anche travagliata, riesce ancora ad essere una figura forte, intensa. La voce sembra non esserglisi incrinata minimamente, il suo indistinguibile timbro viene fuori intatto da quel torace così magro e stretto. Riesce ancora ad inserire discorsi o divagazioni mirate e liriche nelle sue esibizioni in maniera infallibile, conserva ancora il magnetismo ed il fascino che solo lui ha saputo trasmettere nella sua carriera. Davvero a cuor contento (lui, io ed il pubblico tutto), ma ancor prima a spirito intenso.
In circa due ore di show, Ferretti ha recitato, cantato, declamato con carisma ed autorevolezza più di 20 brani. Lo spettacolo si è incentrato su un approccio piuttosto raffinato e meditativo, col violino che regalava assoli fantastici e Ferretti che conservava la sua calma impassibile senza quasi mai tirar fuori le mani dalle tasche dei pantaloni, per poi cedere ad incursioni più movimentate sulle note dei grandi cavalli da battaglia degli anni '80 e '90. Sono state indimenticabili Amandoti, Oh! Battagliero, Polvere, Cupe vampe, Occidente, come anche un accenno di Bella ciao.
Ma i momenti clou ed esplosivi della serata sono stati quelli riguardanti Mi ami? (un pezzo simbolo qui stravolto nell'arrangiamento), l'evergreen Curami, la rockettara ed orecchiabile Per me lo so, e la catarsi finale di Emilia paranoica (un pezzo che dopo trent'anni sa essere ancora un inaspettato pugno allo stomaco) e Spara Jurij. Un regalo incomparabile, quasi a poter rivivere i momenti che hanno segnato la storia della nostra musica.
Dare pareri, fare bilanci per un concerto del genere è impossibile: non si può giudicare la leggenda. Giovanni Lindo Ferretti resta una figura imprescindibile per la musica italiana, per chi vuole ascoltarla e per chi vuole farla. Un approccio sempre vero, sincero, pronto a mettere l'arte e la poesia davanti a tutto. Perché sì, avere un'identità artistica sostenuta da degli ideali veri non è affatto facile o usuale oggi.
In sostanza, tante emozioni in una performance davvero difficile da metabolizzare o raccontare: non immagino la confusione nel leggere esternamente uno scritto casuale come questo. Vi ho ingannati nel definirlo un live report, non è neanche lontanamente un live report.
Grazie a Giovanni Ferretti per essere stato capace di farmi sentire così piccolo, ma al contempo così grande.