TABULA RASA 2000, pt. 3: ANTENNE VERSO IL PARADISO
La copertina di Lift your skinny fists like antennas to heaven |
2000: non l'anno della fine del mondo, ma quello della nascita di un nuovo linguaggio musicale. Tabula Rasa 2000 è il viaggio alla scoperta di questo linguaggio; dopo essere partiti dal Maryland, USA, per poi arrivare in Islanda, oggi torniamo nel continente americano: a Montreal, in Canada, nel fatidico anno 2000 venne rilasciato il secondo album dei Godsped You! Black Emperor.
Lift your skinny fists like antennas to heaven è un doppio cd epocale. Un prodotto di altissimo livello e di intense emozioni uditive realizzato dai Godspeed, mega-gruppo di circa 10 elementi variabili costruito attorno ai perni Efrim Menuck, Mike Moya (chitarre) e Mauro Pezzente (basso). Definire il genere è quasi impossibile: post-rock orchestrale, prog, musica da film, chamber, ambient. Queste ed altre le anime che convivono nelle tracce e che danno al risultato finale la forza della dirompenza.
La struttura del disco è organizzata in suite interamente strumentali da circa 20 minuti, 2 per cd: in totale dunque 4 brani suddivisi in svariate sottotracce. Storm, il primo capitolo di quest'epopea, apre le danze in maniera sontuosa e trascinante. Un crescendo che prende avvio dalle chitarre per poi coinvolgere anche le percussioni e l'orchestra, si acquieta e riprende la marcia fino a riesplodere: i fiati nitriscono, gli archi sottolineano, la batteria coinvolge e le chitarre descrivono. Un inizio che splende e fa capire subito all'ascoltatore l'intensità artistica che permea il disco (per intenderci , qualcosa che ti strega subito, incuoriosendoti ed emozionandoti). L'enfasi pura.
Static inizia invece con toni più oscuri e ambientali, dà spazio ad accenni elettronici. Viene qui usata una tecnica fondamentale nello stile dei Godspeed, quella di registrare voci parlanti o rumori di fondo per costruire il corpo della traccia musicale, impreziosita dagli archi e dalle chitarre. Segue una danza a tu per tu fra il basso e il violino, a cui poi si aggiunge la batteria, man mano sempre più sovrastata dalle distorsioni e dal rumore. Il finale lascia spazio a suoni sospesi e ancora una volta tendenti all'ambient music.
La voce di un uomo che racconta di essersi smarrito in passato a Coney Island introduce Sleep. La chitarra, intensissima e straziante, crea una tensione che si accumula sempre di più con l'ingresso tenue della batteria e della sezione d'archi: ancora una volta, poi, prendono inevitabilmente il sopravvento un rullante da marcia forsennata e le distorsioni liberatorie. La chitarra, sola e nuda, fa dà ponte tra un crescendo e l'altro, per concludere con un motivetto di violino sorretto da una batteria indimenticabile (il momento più "orecchiabile" dell'opera).
Antennas to heaven si destreggia invece tra una voce radiofonica che canta accompagnata da una chitarra folk, un tappeto sonoro inquietante e trasognato lungo svariati minuti, un attacco di rock violento ed improvviso, una sequenza incline alla malinconia da ballata, ed una miriade di suoni puramente sperimentali e contaminati.
Questo disco è qualcosa che racchiude infiniti universi impossibili da descrivere uno per uno. Un caleidoscopio di sensazioni differenti che, mentre cerca una nuova sintassi per la musica suonata, regala al mondo arte pura: la ricerca è essa stessa la meta del viaggio.
Tabula rasa 2000 vi aspetta ancora fra una settimana: l'ultima tappa è in Inghilterra.