LIVE REPORT: L'OFFICINA DELLA CAMOMILLA, LOCOMOTIV CLUB BOLOGNA, 14/01/2017
L'officina della camomilla, band dal percorso controverso seppur cominciato da appena quattro anni (discograficamente parlando), ha concluso la sua ultima tournée al Locomotiv club di Bologna il 14 gennaio dopo quasi un anno di concerti. Si tratta del Palazzina liberty tour, volto a promuovere l'omonimo album del gruppo, il quarto ed ultimo lavoro uscito a marzo 2016, il primo che io sia riuscito ad apprezzare. Dopo i tre dischi targati Senontipiacefalostesso (Uno, Due, B-sides), caratterizzati da un sound alquanto sterile e tendente al pop e da testi verbosi e di difficile comprensione, con Palazzina liberty L'officina ha cambiato gran parte della line-up e del suo stile, dando vita a un sound più maturo e soprattutto più interessante ed anteponendolo ai testi, i quali sono ora fatti di pochi versi ermetici e significativi.
Il mio parere su questo concerto è ahimè (?) influenzato dalla diversificata considerazione che ho dei brani della band: ossia, ho apprezzato l'esibizione nel complesso, ma molto più durante l'esecuzione dei pezzi di Palazzina liberty e molto meno quando L'officina ha suonato i suoi "classici" risalenti ai dischi precedenti. L'inizio del live ha avuto un impatto scenico e sonoro non indifferente: i musicisti sono entrati in scena un per volta, cominciando a suonare il proprio strumento e creando man mano l'ossatura della title-track Palazzina liberty. Subito dopo, un'accattivante esecuzione della bellissima Penelope, momento in cui il violinista della band ha espresso tutto il suo talento. La scaletta del concerto è stata (purtroppo per me) incentrata per la maggior parte sulle canzoni risalenti alla trilogia Senontipiacefalostesso, con qualcuna proveniente da Palazzina liberty sparsa per l'esibizione (Ex-darsena è stato un momento di catarsi pura); si nota che la band suona sciolta ed affiatata e che ogni membro fa la sua parte, ma l'attrattiva principale della serata è stata costituita (oltre che dalla bravura del polistrumentista Fausto Cigarini) dal cantante, chitarrista, autore e compositore Francesco De Leo.
Una figura sicuramente interessante, affermatasi da pochi anni nel panorama indie italiano, e dall'approccio creativo e scenico particolare: per tutto il concerto, De Leo ha praticamente ignorato il pubblico e più in generale il mondo esterno, concentrandosi sulla sua chitarra e cantando con un trasporto abbastanza intenso. Vedere questo giovane che sembra un ragazzino dall'aspetto semplice e un po' trasandato, che ha a malapena mostrato il suo viso sul palco nascondendolo sotto il cappuccio ed il suo ciuffo, bisbigliare al microfono con la sua voce incerta e "accarezzare" la sua chitarra, mi ha rapito per quasi tutto il tempo: è senza dubbio lui l'anima della band, e le conferisce una marcia in più. A mio parere è un autore e musicista talentuoso e peculiare che può dare molto alla scena del nostro paese e che vale la pena seguire lungo la sua carriera a venire: la sua vena compositiva è sicuramente fertile, sia per le liriche che per le musiche. Ma per lui non dev'essere semplice coniugare le sue ispirazioni ed ambizioni col resto della band e soprattutto col pubblico: è stato per me evidente che De Leo tende verso una direzione artistica molto personale e che è stanco dell'immaginario legato al nome de L'officina costituitosi con le sue prime uscite discografiche e per il quale la maggior parte della gente l'ascolta e la segue tuttora. L'ultima canzone in scaletta, La tua ragazza non ascolta i Beat Happening (divenuta celebre e acclamata dai fan per il suo ritornello che recita Siamo pieni di droga), è stata eseguita a stento da De Leo, che ne ha saltato un ritornello e ha lasciato stancamente la chitarra per terra poco prima che finisse; dopodiché, ha smanettato col suo amplificatore fino a fargli ripetere in loop un suono a metà tra il fastidioso e l'ipnotico, ed è sparito dalla scena.
Una figura sicuramente interessante, affermatasi da pochi anni nel panorama indie italiano, e dall'approccio creativo e scenico particolare: per tutto il concerto, De Leo ha praticamente ignorato il pubblico e più in generale il mondo esterno, concentrandosi sulla sua chitarra e cantando con un trasporto abbastanza intenso. Vedere questo giovane che sembra un ragazzino dall'aspetto semplice e un po' trasandato, che ha a malapena mostrato il suo viso sul palco nascondendolo sotto il cappuccio ed il suo ciuffo, bisbigliare al microfono con la sua voce incerta e "accarezzare" la sua chitarra, mi ha rapito per quasi tutto il tempo: è senza dubbio lui l'anima della band, e le conferisce una marcia in più. A mio parere è un autore e musicista talentuoso e peculiare che può dare molto alla scena del nostro paese e che vale la pena seguire lungo la sua carriera a venire: la sua vena compositiva è sicuramente fertile, sia per le liriche che per le musiche. Ma per lui non dev'essere semplice coniugare le sue ispirazioni ed ambizioni col resto della band e soprattutto col pubblico: è stato per me evidente che De Leo tende verso una direzione artistica molto personale e che è stanco dell'immaginario legato al nome de L'officina costituitosi con le sue prime uscite discografiche e per il quale la maggior parte della gente l'ascolta e la segue tuttora. L'ultima canzone in scaletta, La tua ragazza non ascolta i Beat Happening (divenuta celebre e acclamata dai fan per il suo ritornello che recita Siamo pieni di droga), è stata eseguita a stento da De Leo, che ne ha saltato un ritornello e ha lasciato stancamente la chitarra per terra poco prima che finisse; dopodiché, ha smanettato col suo amplificatore fino a fargli ripetere in loop un suono a metà tra il fastidioso e l'ipnotico, ed è sparito dalla scena.
Detto questo, resto molto curioso di sapere dove andrà a parare in futuro la strada di Francesco De Leo e spero che da qui in poi i dischi de L'officina siano sempre più liberty.
Scusate il tedio.
Da sinistra: Fausto Cigarini (violino e chitarra), Francesco De Leo (voce e chitarra), Simone Sproccati (chitarra), Roberto "Red" Redondi (tastiere), Loris Giroletti (batteria), Marco "Morco" Amadio (basso)