GLI ESCLUSI
Quando
si parla degli anni ’90 in ambito musicale e in particolare dei
vari generi/movimenti che si sono succeduti nel decennio le prime
etichette cui più spesso si sente parlare sono sicuramente il
Grunge, il Black Metal (Nato durante gli ’80 ma consolidatosi
durante i ’90), il Britpop, un certo tipo di Elettronica (Per
intenderci: Daft Punk, Underworld, Prodigy…) e il Trip-Hop (portato
al successo grazie a band come Portishead e Massive Attack).
Come
in ogni decennio musicale, a prevalere ma soprattutto a rimanere
nell’immaginario collettivo sono prevalentemente i generi e gli
artisti che più hanno venduto (Oasis, Nirvana, Blur, Take That…).
Ma spesso dietro un sipario costellato da successi e vendite si
nascondono una miriade di band che durante gli anni ’90 ebbero
pochissima visibilità e che solo ora grazie all’avvento della
musica digitale e di internet è stato possibile riscoprire e
rivalutare. Mi piacerebbe quindi proporvi qui di seguito non una
classifica ma semplicemente una manciata di dischi usciti negli anni
‘90 che, secondo me, hanno saputo muoversi in una direzione
completamente diversa rispetto a quella proposta dalle industrie
discografiche.
Frigid Stars, Codeine,
1990
Per fare rock non serve
per forza suonare forte o veloce.
La più grande lezione che
ci insegnano i newyorkesi Codeine è questa, il loro è un
rock completamente rallentato e dimesso ma che quando vuole sa essere
anche aggressivo e rabbioso. Manifesto di una intera generazione,
quello dei Codeine è solo l’inizio di una serie infinita di
band che sceglieranno la via del “rock al rallentatore”. New
Year’s è, per chi scrive, uno dei 5 brani più belli degli
anni ’90.
WhatFunLifeWas,
Bedhead, 1994
Il titolo parla da sé.
Completamente dimenticati
dal mondo, i texani Bedhead vennero fuori con questo fragoroso
disco nel ’94 e riuscirono sapientemente ad unire psichedelia,
suoni assordanti e lentezza, il tutto però filtrato dal loro modo di
suonare a metà tra il dimesso e lo svogliato.
2, The Black Heart
Procession, 1999
I californiani Black
Heart Procession sin dal loro bellissimo esordio si sono
dimostrati maestri nel comporre brani a metà tra il malinconico e il
funereo, ma questo 2 è sicuramente il loro lavoro più
oscuro, romantico e disincantato dove a fare da padrone sono
fisarmoniche e organetti che sembrano provenire da un’altra epoca.
Particolarmente consigliato agli amanti di Tom Waits e Nick
Cave.
The Problem with Me,
Seam, 1993
Provenienti da Chicago, i
Seam assimilarono alla perfezione la lezione dei loro
predecessori per poi creare la loro parabola musicale all’insegna
della lentezza. I loro brani sono in continua evoluzione, lo dimostra
un brano come Bunch, dove un semplicissimo fraseggio di
chitarra si trasforma in un’esplosione sonora che ha ormai
assimilato l’insofferenza dei giovani cantata a squarciagola
dall’Hardcore punk.
What Burns Never
Returns, Don Caballero, 1998
Originari di Pittsburgh, i
Don Caballero con la loro musica strumentale sono stati
sicuramente una delle parabole più originali degli anni ’90. I
loro dischi viaggiano costantemente su una sottile linea che li
divide dal caos più totale. Il loro è un mix perfetto di dissonanze
e ritmiche epilettiche ma allo stesso tempo i loro brani sembrano
incredibilmente orecchiabili.
Spectrum, Sonic Boom,
1990
Di ritorno dagli Spacemen
3 il grande Peter Kember comincia la sua carriera solista
a nome Sonic Boom con un disco che mescola alla perfezione,
ancora una volta, la lezione “velvettiana” alle atmosfere eteree
tanto care al duo Kember-Pierce. Il risultato è un disco catartico,
che abbatte l’ascoltatore e che lo trasporta in un altro universo,
provare per credere.
Down Colorful Hill, Red
House Painters, 1992
Con questo
disco la 4AD inserisce un altro capolavoro nel proprio catalogo, ma
soprattutto ci regala una delle menti musicali più importanti di
tutti i tempi: Mark Kozelek. Sin dalla copertina il mood del
disco è abbastanza chiaro. Il sound dei Painters è sottile ma allo
stesso tempo solenne come una marcia funebre. Kozelek e soci
fanno musica con poco, ma quello che colpisce è come la musica sia
il perfetto veicolo delle parole di Kozelek, le parole vanno
di pari passo con la musica fino ad arrivare all’ultimo brano dove
è umanamente impossibile non emozionarsi.
Hex,
Bark Psychosis, 1994
Gli
inglesi Bark Psychosis
sono senza ombra di dubbio i discendenti più diretti dei Talk
Talk di fine anni '80. Sutton
e soci seppero
cogliere le atmosfere di Spirit of Eden riuscendo
però a creare qualcosa di ancora più personale e intimo. Se i Talk
Talk mantenevano delle dinamiche
basse per poi esplodere, i Bark
Psychosis portano il tutto su un
tono prettamente da camera. Hex è
un disco delicatissimo ma che nel profondo nasconde arrangiamenti da
paura e rimandi che spaziano dalla psichedelia al jazz. Raramente ho
visto una copertina più bella di questa.
GLI ESCLUSI
Quando si parla degli anni ’90 in ambito musicale e in particolare dei vari generi/movimenti che si sono succeduti nel decennio le prime etichette cui più spesso si sente parlare sono sicuramente il Grunge, il Black Metal (Nato durante gli ’80 ma consolidatosi durante i ’90), il Britpop, un certo tipo di Elettronica (Per intenderci: Daft Punk, Underworld, Prodigy…) e il Trip-Hop (portato al successo grazie a band come Portishead e Massive Attack).
Down Colorful Hill, Red House Painters, 1992
Con questo
disco la 4AD inserisce un altro capolavoro nel proprio catalogo, ma
soprattutto ci regala una delle menti musicali più importanti di
tutti i tempi: Mark Kozelek. Sin dalla copertina il mood del
disco è abbastanza chiaro. Il sound dei Painters è sottile ma allo
stesso tempo solenne come una marcia funebre. Kozelek e soci
fanno musica con poco, ma quello che colpisce è come la musica sia
il perfetto veicolo delle parole di Kozelek, le parole vanno
di pari passo con la musica fino ad arrivare all’ultimo brano dove
è umanamente impossibile non emozionarsi.
Exploded Drawing, Polvo, 1996
Ancora Stati Uniti, precisamente Nord Carolina. Quelli che all'inizio potevano sembrare un semplice (nemmeno tanto) verso ai Sonic Youth si rivelano essere una delle band più innovative degli anni '90. Praticamente impossibili da etichettare i Polvo mescolarono la furia hardcore degli anni '80 a diversi generi quali il blues e il country, il tutto però filtrato da un sound astratto e disordinato.
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